Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/14

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per forza della ellissi, allo attribuire la virtù di tutte ad una sola, quanta è tra l’ordine e il caos; quantunque a chi non vede più là che tanto, possa parere la medesima cosa. Senza che, per qual ragione, replico io, avrebbesi ad usar di in luogo di da, a, per, in, con, quando queste preposizioni vi sono per fare il loro ufficio? Troppo si sono finora confuse le parole nel trattare la grammatica, e troppo insipido è stato il modo con cui si è trattata!

,, Quindi senza dubbio deve procedere la quasi generale avversione che s’è finora avuta per questa scienza, quella tanto erronea opinione, che frivole siano le occupazioni di essa, cioè dall'uso de’ vocaboli grammaticali quasi tutti falsi come, nominativo, genitivo, verbo neutro, gerundio ecc., privi di senso, e lasciati senza definizione; i quali non potendo trasmettere alla immaginazione alcuna giusta idea, o pur tali che smarrir la fanno, e non essendo possibile a chi legge il cavare nè costrutto nè diletto da ragionamenti confusi, inconcludenti, o puerili, non può far che la materia non riesca stucchevole e gravosa; e come lo studioso non sa onde venga il difetto, attribuisce alla scienza ciò che agli spositori inesperti di essa dovrebbe ascrivere. Onde a quelle altre grida poi che si levano contro la grammatica, che sia uno inceppamento allo ingegno, il titolo medesimo della nostra risponde dovere per essa avvenire il contrario; però che il trattar delle idee filosoficamente, non che vincolar l’ingegno, gli dà forza e ali da spaziarsi per la loro infinitade. E qual’altra fu la cagione dell’essere stata