Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/235

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2 08 m Genova fosse. Io non vorrei fare un passo per ire a vede- re, se ne* testi antichi della Divina Commedia si truovi in quel verso altrui in luogo di tUtri^ perciò che in tutte le e- dizioni che mi passarono per le mani, sempre mi ricorda a- ver letto altri % e quando ben vi si trovasse altrui % sarebbe il solo esempio in Dante; e però di poca o nessuna autori- t2k,per potere essere uno error di stampa. Una quantità d'al- tri esempj cita il Bartoli di altrui per agente, i quali non hanno alcun pondo nelle mie deliberazioni grammaticali. Il secondo esempio, col quale egli vuol difendere Terrore di usar altro per pronome personale , prova pur troppo quel ohe giìi dissi di lui, ch'egli errò nello scrivere per non cooo- acer bene il valor delle parole. Quello altro è un aggettivo di gentile uomo che T Autore volle sottintendere, per averlo detto un verso prima; e non era per certo intendimento del Boccaccio di dir quivi che altro uomoi ma sì che akro gen* tiie uomo. DEL PaONOlUE DESSO I • Sappiate di certo eh* egli è stato desso. B. a. jil^ hra cominciò fiso a riguardarlo^ e pcuvegli desso. B. 3« Non estimando che fossero desse^ rispose ^ signor mio^ io non ne conosco alcuna. B. I pronomi desso^ dessa^ dessi f desse ^ forse elemehti di la persona diesso^ di essa ecc; comprendono eg/i^te^jo, ella stessa^ eglino stessi^ elleno stesse; quindi non si possono por- re per agenti del verbo, eie forme contratte hanno maggior forza per esser concise. Si usano principalmente nelle e- spressioni egli è desso^ ella è dessa, per non ripetere egli ed eUa; e forse desso e dessa non sono altro che esso ^d essa con r addizione </, per togliere il contatto delle due e. Me-

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