Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/249

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sempre dopo di esso, T orecchio non resta tanto offeso per lo non accordo, quanto sarebbe se V agente fosse avanti, e cbe ciò solo ha lasciato trascorrere alcuni in quel solecismo* Oltre a ciò, le opere del Macchiavello» sebbene siano unte* aoro per la lingua italiana, in quanto s*aspetta alia bellezza e alla forza delle parole e delle espressioni, non possono fa- re autorità in grammatica, se non in que^casi ne* quali egli concorre con gli altri; e in quelli solo Tho citato; che altri- menti non è da prendersi per modello , non essendosi egli guardato affatto dagli errori fiorentini fuggiti dal Boccaccio. In una sola faccia del Macchiavello mi vennero sott^occhio tre errori di grammatica; uno è il citato; gli altri due sono sua e gliene^ in vece di sue e glielo^ nelle seguenti espres- sioni. Per mettere le radici stia in quelli stati; Sape%Ht che il Duca e i F’eneziani non gliene consentirebbero. £ se pur si trovasse quel solecismo in qualche poeta, è più lecito deviare in poesia che in prosa. Se nel caso passivo il ver* Lo fosse sempre in singolare, allora sarebbe regola di gram- matica, e in vano la ragione vi s* opporrebbe; ma poiché i casi del non accordo sono rarissimi , io non dubito di do- ver affermare chVgli è errore. Finalmente dico cbe questo è un vizio de* Fiorentini, i quali peccano molto anche nel soverchio uso del si passivo , col dire a ogni momento si andò^ si stette^ si disse^ in luogo di andammo , dicemmo^ stemmo^ facendo cosi ogni proposizion passiva; la qual foi^ ma à quasi esclusivamente usata nel general senso e in f eoti- po. presente , come si può vedere in tutti gli esempj pro- dòtti in questo capìtolo, cioè sììhì^ si sta^ si dioe^ dalVuomo.