Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/33

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ne; io è sottinteso; Vi menerò da lei; Apri l’animo alle mie parole; Ciò mi tormenta più che questo letto, sono tre proposizioni. Togliendo una sola parola da quelle, per esempio mi dall’ultima, il senso rimane imperfetto, e la proposizione non v’è più.

Poco importa che si cominci a ragionare più tosto dall’articolo, che dalla preposizione, o da altro; ma perchè il verbo è la parola più necessaria a formare la proposizione, comincerò dalla etimologia1 di esso.


CAP. III.

DEL VERBO

La voce verbo dal Latino verbum, significa parola; quasi sia stata la prima di cui abbian fatto uso gli uomini. Il verbo serve a esprimere azione o stato. L’azione si fa per le persone, e anche si può fare per le cose constituite agenti, come il fuoco mi cuoce. L’azione inoltre può essere di corpo in corpo reale, come stringere la spada; o mentale, come esprimere i pensieri. Parimente il verbo può significare lo stato di una persona o di una cosa; per esempio, io vivo, seggo; il sol cade; o piove, nevica, etc. I verbi che dinotano azione formano i tempi composti con avere, e quelli di stato con essere. L’azione e lo stato può aver luogo, e si può descrivere, in diversi modi o maniere, e in varj tem-

  1. Etimologia deriva dal Greco temno logos, cioè discorso delle parole troncate l’una dall’altra, non insieme.