Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/363

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336 esempio» dilettewle o marauigtiosa; nello stesso modo, /opò il verbo rimanere^ la preposisione a e Tinfinito dinotino in qual riguardo la cosa rimane, cioè se a dire^ a farcy a iolgere^ecc; onde Tidea è giusta, bella, e intelligibile* Il secondo esempio esprime lo stesso pensiero; di quella chi è a venire significando di quella giornata che rimane a ^ni-r^; e l’espressione dei tempo essere a s^nire è ben concvsciuta f e io non la impugno. Il concetto che nel terso esempio traluce è velato per la ellissi: Che è quelle* che io sentir debboy quando mi faccio a pensare? Il quarto comprende ridea dei due primi di rimanere; cioè rimangono a raccontare» L^nnallsi del quinto è: non essendovi altri cui toccasse^ o pur restasse a dire. Finalmente, il concetto del sesto dice; che^ rispetto al tUre^ non è altro che ecc. Sostituiscasi ora negli eseropj del Perticar! rimanere ad essere^ e veggasi se ci può aver luogo. Ma che? Queste son tutte maniere diverse di esprimere le idee e i concetti; sottilissime s), ma tanto più dilìcate e belle; e il confonderle mostra ignoranza della lingua; però disse bene il Perticari in quanto alla sentenza, che Del presente secolo non è a disputare nè a chiedere se scriva bene chi è bene addottrinato; ma, per la lingua, none da disputare nè da chiedere. i^ Accorsesi che*,, saviamente s^era dji spegnbrs per ohor di lui il mal concetto fuoco» B. a. Ma Servio Tullio fu sovrano datore di leggi da ubbidirsi ancora dai re. Dav. La particella si^ che talvolta si trova con questi infiniti preceduti dalla preposizione da^ altro non è che il si passivo. Questo si nel primo esempio è posto avanti a era; ma potrebbe similmente mettersi dopo spegnere^ onde, in vece di era da essere spento o doveva essere spento^ e da essere