Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/389

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36a cedere da essere in amendue i casi; pure, nel primo esempio fa uso TAutore di a^re^ perchè accenna Tazione che ha avuto luogo; nel secondo adopera essere^ perchè vuol disegnare lo stato presente della persona. E in vero, parlando di tempo presente, bene sta che si dica essere in corso; ma, per lo passato, più propriamente si esprime con l’azione, cioè aver corso, I • // domanda se nel peccato della gola AVErA a Dio DISPIACIUTO* B. a. Se io non ascessi temuto che dispiA" curro w FOSSE^per certo io l’avrei fatto.B. 3. Dove in gui» sa si facesse che il Duca mai non risapesse di èssa a que^ sto ArsssE ACCONSENTITO. B. 4«Per quella luce che era roLGORATA SÌ chiara agli occhi degli uomini. Crus. S. MoT’ to desiderava di veder colui^ a cui vivo non aveva voluto d’un sol bacio piacere. B. 6. Tanto era piaciuta la novella di Neifile^ che nè di ridere nè di ragionar di quella si potevan le donne tenere. B. 7. f^oi avete rigidamente amtro Aldohrandin proceduto. B. 8. Una medesima età è la sua e la mia^ e con pari passo proceduti siamo studiando. B. Vi sono degli altri verbi che possono esprimere azione e stato, come sono cuocere^ partire, piacere, folgorare, dispiacere^ procedere; e degli altri che esprimono azione che termina non nell’oggetto, ma nel dativo, come compiacere, assentire, consentire, nuocere. Il participio di questi Tuol l’ausiliario avere; il participio di quelli riceve ora essere e ora avere, secondo che significa azione o stato; ed esprimono stato quando una cosa è Tagente della proposizione. Per esempio si dice, io ho dispiaciuto a Dio, cioè ho