Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/403

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376 CAP. XXVI SOPRA L* USO DI ALCUNI MODI E TEMPI DEI VERBI DEL PRETBfilTO PEUfiTTO B IHPCBFSTrO DMUJ IVÙÌCJLrirO Quantunque di rado possa avreoire che si erri nell’oso di questi due tempi, perchè basta por la pratica; nonpertanto mi par utile il ragionarle, per saper la ragion delle cose; la teorica di questi due tempi non essendo panto facile* Quattro sono le circostanze che fa mestieri distinguere circa Fuso dello imperfetto e’ del perfetto dell* indicativo; I • se il verbo esprime atto, o azione, o stato; a. se Tatto è ripetuto o non ripetuto; 3. se Tazione è rappresenta* ta finita continuante nel tempo al quale si riferisce; 4* se il tempo à determinato o indeterminato* Nel primo caso si adopera il preterito perfetto, nel secondo Timperfetto; le quali denominazioni, per analogia^ suonano quanto /Enito e non finito, determinaio e indeiemunato. I. ENTnó" con lui in molti e varj ragionamentù B. a. Tutto altrimenti jiDDiyENiTB che ella a^isato non a9e€t. B. 3. Questo ronzino ci capito^ iersera. B. 4* ^o non CREDEy^ che gli uomini facessero queste cose.B. 5. Sì or* nato e sì pulito della persona andava, che generalmente ERA chiamato il Zinta. B. 6. Un giorno^ assai vicini delk camera dove egli giaceva^ seco medesimi di ciò comincia^ rono a ragionare. B.