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Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/486

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459 ,y leggi d* una grammatica generale, che invariabile ed mii,, forme fermi il valore delle parole», | Quei che SOQ posti in caratteri italici sono vocaboli e maniere francesi. Linguaggio lo avvalora Dante quando dice della fiamma di Guido da Montefeltro; In suo linguag-* gio si convertivan le parole grame; si, ma se Dante Taves^se messo tre volte in sei versi, e fuor di rima, in mezzo agli indisfidui e alla sfia di comunicazione ^ o egli non sarebbe stato Dante, o pure questi modi sarian italiani, f^ia di comunicazione è metafora francese; e mettiamo che potesse stare anche in italiano, che non credo, qui con la comitiva del linguaggio scritto e del parlato^ e degli indis^idui contribuisce a imbastardire lo stile. Provisi a tor via que* vocaboli cosi: Una nazione di molti governi e di molti dialetti^ aC" ciò che i suoi popoli s* intendano fra di loro^ ha mestieri di una lingua a tutti comune. Questa lingua non può essere quella che si parla ^ perchè ognuno di qua popoli ha il suo volgar particolare. Dunque è forza eh* ei sia la lingua che si seriore. Ob,’oh,ob! mi sento gridare addosso! Perchè non potremo noi dire individui^ linguaggio parlato^ linguaggio scrii" to^ via di comunicazione l’II Monti volle mettere individui perchè popoli Tusa poi. Dunque non sarà mai leciio il dire in italiano uno individuo? E quel via di comunicazione non è espresso, è tolto di peso; e ancora linguaggio parlato e lingua che siparla^ son due modi, perchè levarne uno alla lingua? Io son di parere che il Monti intendeva dire i popoli^ perchè, per aggiungere in seguito questi popoli^ bisognereb