Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/511

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484 surato animo^ cose ismoderate^non a^edUìili^ e sempre tn^^ pò alte desiderava. A ogni niodo«perchè quella i io seguito di vocale? E! non è egli un far le parole di gentili mostruose a dire col BartoU istatua e istia^ come nel suo seguente e«sempio? Così abbiamo per memoria lasciatane da Senofonr te^ mai non porsi gli eroi in istatua a cas^allo^ che il cawd-lo non istia compiè davanti alzato in aria. £ pur mettendo* vi quel contrasto di non stia par che si puntelli il cavallo a star su alzato* DEL PUNTEGGIABa Nel punteggiare si comprende la virgola (,), il punto e virgola (;), i due punti (:), punto (•), il punto interrogativo (P), Tesclamativo (!), • le parentesi Q* A meglio far intendere qual sia fuso di questi punteggiamenti^ lo mostreremo con gli esempj. Produrremo un periodo del Boccaccio, e daremo ragione dei punti e delle virgole. La Fiammetta^ li cui capelli eran cre^i^ lunghi, e d*orOf e sopra li candidi e dilicati omeri ricadenti^ e il vi* so rìtondetto^ con un colore vero di bianchi gigli e di vermiglie rose mescolati ^ tutto splendido^ con due occhi in testa che parevan àC un falcon pellegrino, e con una boccuccia piccoUna, le cui labbra parevan due rubinetti^ sor* ridendo rispose: La virgola serve massimamente a dividere le frasi incidenti nella proposizion principale; onde infino a tanto che la proposizione non sia finita, le parole non possono essere divise se non per virgole; come io questo esempio, nel quale la proposizion principale è La Fiammetta sorridendo rispose; e si potrebbe ridurre anche a la Fiammetta ri^H>s€^ mettendo sorridendo tra due virgole come incidente; ma,