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l’elisione delle parole ecc. 71



§ 7. Quando la parola da elidersi, essendo di numero plurale, abbia una terminazione diversa dalla iniziale della parola seguente, sarà meglio non fare l’elisione. P. es. grándi uòmini e non gránd’uòmini; quésti anni e non quést’anni. — Quélli e bèlli si possono elidere solo davanti ad i, purchè -lli si ammollisca in -gli. P. es. quégl’impácci; bègl’ingégni.


§ 8. Nei nomi e ne’ verbi regolarmente non si elide. Può nondimeno lo scrittore pigliarsi di rado qualche licenza secondo che gli consigli il giudizio e l’orecchio. Nei verbi si trova comunemente elisa l’ultima vocale delle prime e terze persone singolari davanti ad ío ed égli, élla. P. es. créd’ío, diss’io, che dic’égli, fóss’ío. La terza sing. del condizionale si elide spesso davanti a parola che cominci per e: dovrèbb’èssere.


§ 9. In verso l’elisione può farsi con maggior libertà, quando lo studio dell’armonia lo richieda, e la chiarezza non ne patisca. Inoltre usano i poeti, pur per amore dell’armonia, di fare talvolta l’elisione all’inversa, togliendo cioè la vocale iniziale d’una parola che segua ad altra parola terminante in vocale. Ciò però si suol fare quasi solamente quando la parola da elidersi sia l’articolo singolare il, la sillaba in non accentata, e l’avverbio ove. P. es. vergógna è ’l frútto, lo ’ngégno, là ’ve mi scòrse.

Quanto alla elisione nelle parole composte, vedi la Parte III.


§ 10. L’apostrofo si segna altresì dopo le parole contratte, cioè dopo quelle parole in cui la finale si trova assorbita da una vocale accentata anteriore (vedi cap. v, § 4 e 5), e dopo alcune voci troncate. Ecco le più usate, che porremo a destra presso le forme intere.

Preposizioni articolate:

ái a’
dái da’