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92 | parte seconda — cap. v |
guine, léndine, órdine, pèttine, túrbine, ed altri che sono maschili; e márgine quando vale orlo o contorno:
§ 6. Il nome cárcere è femminile, ma nel singolare può farsi maschile, specialmente nel senso di pena che si soffre in carcere. Cénere benchè femminile può nel sing. divenir maschile (il cenere degli avi), specialmente nel verso: fólgore o fónte per lo più femminili sì usano anche in genere maschile: fíne è maschile e femminile, ma sempre maschile nel senso di scopo: grégge e tráve sono di ambedue i generi. Frónte e fúne in prosa sono sempre femminili.
§ 7. I nomi che nel singolare terminano in ie non variano nel plurale. P. es. barbárie, spècie, sèrie, effígie, progènie. Si eccettuano móglie e superfície che formano il plurale mógli e superfíci.
Alcuni nomi femminili della declinazione quarta, hanno nel singolare, oltre alla terminazione in e, anche una terminazione in a. Tali sono arme, arma; canzóne e canzóna; sòrte e sòrta: i più sono poetici od antiquati, p. es. dòta, fròda, lòda, vèsta, per dòte, ecc.
Altri hanno nel singolare anche la terminazione o come in cadávero poet. per cadávere; víscero per víscere, vòmero per vòmere, cónsolo raro; confíno, ribèllo poetici, sálcio (più usato che sálce), vèrmo poet., ecc.
Alcuni nomi di questa declinazione possono avere in verso una forma latina tutta speciale, limitata al singolare. P. es. vorágo per vorágine; imágo per imágine; márgo per márgine, ecc.