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Pagina:Grammatica italiana, Fornaciari.djvu/258

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CAPITOLO XXXI

L’interjezione od esclamazione.


§ 1. L’interjezione è quella parola indeclinabile che esprime un subitaneo commovimento dell’animo in modo or più or meno indeterminato.

Si chiama interjezione, perchè non ha legame logico nè con ciò che precede nè con ciò che segue, ma viene interposta al discorso e quasi lo rompe o sospende. Essa è pertanto il linguaggio naturale della passione e anteriore di sua natura a qualunque ragionamento.


§ 2. Le interjezioni vere e proprie sono voci per lo più monosillabiche distinte sovente da un’h, e di nessun senso per sè stesse. Le più comuni si possono ridurre alle seguenti: ah, áhi; éh, éhi, ih; óh, óhi, óhe; uh, úhi; dèh, guái, zi, mah, chèh, puh, ohibò, alcune delle quali sono comuni, si può dire, a tutte le lingue.


§ 3. Le interjezioni improprie sono di molte maniere. Alcune aggiungono alla interjezione propria qualche parola o frase. P. es. óh orróre! óh giòja! óh Dío! éh diávolo! áhi mísero, áhi lásso poet., óh peccáto, óh bèlla! ih rábbia! uh che paúra! áhi che dolóre! In composizione: ahimè, ohimè, olà.