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Pagina:Grammatica italiana, Fornaciari.djvu/293

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CAPITOLO II

I Suffissi. Derivazione propria.


§ 1. La derivazione, propriamente detta, di parole da altre parole, si fa mediante il suffisso, che consiste in alcune lettere (compresa la flessione o terminazione grammaticale) attaccate in fine al tema o radicale di una parola. Donde sorge la distinzione fra parole primitive e derivate; dicendosi primitive quelle dove non apparisce altro elemento che il tema e la flessione; derivate quelle dove al tema si vede appiccato un suffisso. P. es. da lod-áre voce primitiva nascono, mediante i suffissi, lod-évole, lod-evolíssimo, lod-atóre, lod-atríce, ecc. che sono voci derivate. Da am-áre primitiva, nascono am-óre, am-oróso, am-orévole, am-orevolézza, ecc. voci derivate. Una voce derivata può avere un solo ed anche più suffissi. Così lod-évole ne ha uno; lod-evol-íssimo ne ha due; am-or-os-étto ne ha tre (óre, óso, étto).

A tutto rigore anche le flessioni sono suffissi, come apparisce chiaramente nei verbi; ma in una grammatica pratica qual è la nostra, bisogna procedere a grandi tratti, lasciando le più profonde ricerche alle grammatiche storiche, e specialmente a quelle delle lingue originali, come il sanscrito ed il greco.


§ 2. Fra i derivati della nostra lingua una gran parte, anzi la maggiore, sono voci già formate in la-