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le vocali 19

accompagnate da un certo soffiamento, sì perchè nella pronunzia dell’una ha parte il palato, in quella dell’altra le labbra. Infatti hanno ciascuna una consonante affine, j e v. Anticamente non si scriveva che i; ed u e v si scambiavano nella scrittura.


§ 23. Vocali molli unite a vocali dure si fondono spesse volte con esse in una sola emissione di fiato; onde si produce il dittongo, cioè, doppio suono. Perchè ciò avvenga, si richiede che sulla vocale dura la voce si posi un po’ più che sulla molle, la qual posa di voce talvolta cade sulla stessa vocale dov’è l’accento della parola, come in piòvere, andái; talvolta cade sopra una vocale precedente a quell’accento. P. es. Eu-ròpa, pio-váno.

Se le due vocali si trovano dopo la sillaba tonica, allora, non facendosi la posa della voce su nessuna di quelle, non si ha propriamente il dittongo. P. es. vário, Itália.


§ 24. I dittonghi si distinguono in due specie, distesi e raccolti. Sono distesi, quando la vocale dura precede alla molle, come in áura, Euròpa, oibò: sono raccolti, quando la vocale molle precede alla dura, come in fiáto, lietíssimo, piòvere, fiúme.

Può nascere il dittongo anche dall’unione delle due vocali molli: nel disteso la posa cade sempre su u come in fúi, colúi: nel raccolto può cadere sull’una o sull’altra, come in più, giù; qui, guísa, nei quali casi peraltro il dittongo è solo apparente, perchè l’u, piuttosto che colla vocale, si fonde colla precedente consonante in un solo suono. (Vedi cap. iv, § 4).

Altri accozzamenti di vocali senza le condizioni qui espresse, non sono veri dittonghi, come vedremo a suo luogo.