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1929-1930: PRIMO QUADERNO 119

in Francia sono determinate dai rapporti tra Parigi e la provincia. Parigi vuole il suffragio universale nel 48, ma esso esprime un Parlamento reazionario-clericale che permette a Napoleone III di fare la sua carriera. Nel 71 Parigi ha fatto un gran passo in avanti perché si ribella all’Assemblea nazionale formata dal suffragio universale, cioè implicitamente Parigi «capisce» che tra progresso e suffragio universale «può» esserci conflitto, ma questa esperienza storica, di valore inestimabile, è perduta immediatamente, perché i portatori di essa vengono fisicamente soppressi: non c’è sviluppo normale quindi. Il suffragio universale e la democrazia coincidono sempre più con l’affermarsi del partito radicale francese e la lotta anticlericale: Parigi perde la sua unità rivoluzionaria (il sindacalismo è l’espressione di questo stato di cose: l’astensionismo elettorale e l’economismo puro sono l’apparenza «intransigente» di questa abdicazione di Parigi al suo ruolo di testa rivoluzionaria della Francia, sono cioè anch’essi piatto opportunismo, il postumo del salasso del 1871) e la sua «democrazia» rivoluzionaria si scinde in classi: piccolo borghesi radicali e operai di fabbrica formalmente intransigenti, in realtà legati al radicalismo-socialismo che unifica su un piano intermedio città e campagna. Dopo la guerra riprende lo sviluppo, ma esso è ancora incerto.

§ ⟨132⟩ L’idealismo attuale e il nesso ideologia-filosofia. L’idealismo attuale fa coincidere ideologia e filosofia (ciò significa in ultima analisi l’unità da esso postulata fra reale e ideale, tra pratica e teoria ecc.), cioè è una degradazione della filosofia tradizionale rispetto all’altezza cui l’aveva portata il Croce con le sue «distinzioni». Questa degradazione è visibilissima negli sviluppi che l’idealismo attuale mostra nei discepoli del Gentile: i «Nuovi Studi» diretti da Ugo Spirito e A. Volpicelli sono il documento più vistoso che io conosca di questo fenomeno. L’unità di ideologia e filosofia, quando avviene in questo modo riporta a una nuova forma di sociologismo, né storia né filosofia cioè, ma un insieme di schemi astratti sorretti da una fraseologia tediosa e pappagallesca. La resistenza del Croce a questa tendenza è veramente «eroica»: il Croce, secondo me, ha viva la coscienza che tutti i movimenti di pensiero moderni portano a una rivalutazione trionfale del materialismo storico, cioè al capovolgimento della posizione tradizionale del problema filosofico e alla morte della filosofia intesa nel modo tradizionale. Egli resiste con tutte le sue forze a questa pressione della realtà storica, con una intelligenza eccezionale dei pericoli e dei mezzi dialettici di ovviarli. Perciò lo studio dei suoi scritti dal 19 ad oggi è del maggior valore: la preoccupazione del Croce nasce con la guerra mondiale e con la sua affermazione che essa è la «guerra del materialismo storico»1. La sua posizione «au dessus»,

  1. Nel ms: «70»