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6 quaderno i (xvi)

§ ⟨1⟩. Sulla povertà, il cattolicismo e il papato. Ricordare la risposta data da un operaio cattolico francese all’autore di un libretto su Ouvriers et Patrons, memoria premiata nel 1906 dall’Accademia di scienze morali e politiche di Parigi. La risposta rispondeva in modo epigrammatico all’obbiezione mossagli che, secondo l’affermazione di Gesù Cristo, ci devono essere sempre ricchi e poveri: «vuol dire che lasceremo almeno due poveri, perché Gesù Cristo non abbia ad aver torto»*. Questa quistione generale dovrebbe essere esaminata in tutta la tradizione e la dottrina della Chiesa Cattolica. Affermazioni principali fatte nelle encicliche degli ultimi papi, cioè di quelli più importanti da quando la quistione ha assunto una importanza storica: 1° La proprietà privata, specialmente quella «fondiaria», è un «diritto naturale», che non si può violare neanche con forti imposte (da questa affermazione sono derivati i programmi delle tendenze «democratiche cristiane», per la distribuzione delle terre, con indennità, ai contadini poveri e le loro dottrine finanziarie); 2° I poveri devono contentarsi della loro sorte, poiché le distinzioni di classe e la distribuzione della ricchezza sono disposizioni di dio, e sarebbe empio cercare di eliminarle; 3° L’elemosina è un dovere cristiano e implica l’esistenza della povertà; 4° La quistione sociale è anzitutto morale e religiosa, non economica, e dev’essere risolta con la carità cristiana e con i dettami della moralità e il giudizio della religione. (Vedi Codice sociale e Sillabo)*

Cfr. Quaderno 20 (xxv), pp. 17-18.


§ ⟨2⟩. Faccia a faccia col nemico, di Luigi Galleani, stampato negli Stati Uniti (Boston?) verso il 1910 dalle «Cronache Sovversive». È uno zibaldone compilatorio sui processi degli individualisti (Ravachol, Henry ecc.), poco utile in generale*. Qualche osservazione:

A Livorno nel suo discorso, Abbo ripeté l’introduzione della dichiarazione di principii di Etievant, riportata in appendice nel libro: la frase, che suscitò l’ilarità generale, sulla «linguistica», è presa letteralmente; Abbo conosceva a memoria la prima parte della dichiarazione, certamente*. Può servire, questo rilievo, per far notare come si facevano la cultura questi uomini e come questa specie di letteratura sia diffusa e popolare.

In tutte le dichiarazioni degli imputati, risulta che uno dei motivi fondamentali delle loro azioni è il «diritto al benessere» che ritengono un diritto naturale (i francesi, s’intende, che occupano la maggior parte del libro). Da vari imputati è ripetuta la frase che «un’orgia dei signori consuma ciò che basterebbe a mille famiglie operaie». Non c’è neanche un accenno ai rapporti di produzione. La dichiarazione di Etievant, riportata integralmente in appendice, è tipica, perché cerca di costruire un sistema giustificativo degli individualisti d’azione; naturalmente, le stesse giustificazioni sono valide per tutti, per i giudici,