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155 ne, però in quell’esercizio furono stanziate in bilancio per ammortamento 60 000 000 di sterline, cifra superiore e di molto a quelle degli anni precedenti: 25 000 000 nel 21-22, 24000000 nel 22-23, 40000000 nel 23-24, 45000000 nel 24-25,50 000 000 nel 25-26 (con deficit di 14 000 000). C’è una flessione di bilancio che comincia dal 24-25: nel 26-27 il deficit di 36 milioni è ottenuto aumentando lo stanziamento fisso per propaganda contro i minatori, cioè si aumenta la quota di | bilancio a favore dei capitalisti a danno della classe operaia. Per la storia della finanza inglese ricordare che alla fine del xvm secolo fu adottato da Pitt il meccanismo del sink- ìng fund - fondo di ammortamento - di Price, che poi fu dovuto abbandonare. Hamilton. Fino al 1857 l’eccedenza del bilancio fu destinata di preferenza ad alleviare l’imposta. In seguito l’ammortamento regolare del debito fu ripreso e costituì la base fondamentale delle finanze britanniche. Sospeso durante la guerra fu ripreso dopo l’armistizio. Per andamento del bilancio ricordare le cifre dedicate all’ammortamento dal 21 in poi — prese d'ai Financial Statements. Prima cifra = ammortamenti stanziati in bilancio; seconda cifra = l’avanzo ulteriore impiegato pure all’ammortamento: 21-22: 25 010 000 e 45 693 000; 22-23: 24 711 000 e 101516000; 23-24: 40000000 e 48329000; 24-25: 45 000 000 e 3 659 000; 25-26: 50 000 000, deficit 14 milioni 38 000; 26-27: 60 000 ooo, deficit 36 694 000. Il calcolo dell’avanzo reale dà queste cifre: 70 703 000; 126 milioni 227000; 88329000; 48659000; 35 962 000; 23 milioni 306 000: c’è una flessione di bilancio, ma non un deficit reale. La Commissione d’inchiesta per lo studio dei debiti pubblici, presieduta da Lord Colwyn, in una sua recente relazione conchiude raccomandando di intensificare l’ammortamento portando il fondo da 75 a 100 milioni di sterline l’anno. Si capisce benissimo il significato politico di questa proposta, data la crisi industriale inglese: si vuole evitare ogni intervento efficace dello Stato, ponendo tutte le larghe possibilità di bilancio nelle mani dei privati, i quali poi, probabilmente, invece di investire nell’industria nazionale