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842 QUADERNO 6 (vili) entrare nella fase ufficiale, diplomatica: perciò l'inizio di esse può essere spostato ed è naturale la tendenza a spostarle per farne apparire più rapido il decorso. Nella «Civiltà Cattolica» del 19 dicembre 1931 a p. 548 (nota bibliografica sul libro: Wilfred Parsons, The Pope and Italy, Washington, Tip. Ed. The America Press, 1929, in 160, pp. 134: il Parsons è direttore della rivista «America») si dice: «in fine rievoca fedelmente la storia delle trattative, che dal 1926 si protrassero fino all’anno 1929»2. § (203). Passato e presente. Lo Stato e i funzionari. Un’opinione diffusa è questa: che mentre per i cittadini l’osservanza delle leggi è un obbligo giuridico, per lo «Stato» l’osservanza è solo un obbligo morale, cioè un obbligo senza sanzioni punitive per l’evasione. Si pone la quistione: che cosa si intende per «Stato», cioè chi ha solo l’obbligo «morale» di osservare la legge e non si finisce mai di constatare quanta gente crede di non avere obblighi «giuridici» e di godete dell’immunità e dell'impunità. Questo «stato d’animo» è legato a un costume o ha creato un costume? L’una cosa e l'altra sono vere. Cioè lo Stato, in quanto legge scritta permanente, non è stato mai concepito (e fatto concepire) come un obbligo oggettivo e universale. Questo modo di pensare è legato alla curiosa concezione del «dovere civico» indipendente dai «diritti», come se esistessero doveri senza diritti e viceversa; questa concezione è legata appunto all’altra della non obbligatorietà giuridica delle leggi per lo Stato, cioè per i funzionari e agenti statali i quali pare abbiano troppo da fare per obbligare gli altri perché rimanga loro tempo di obbligare se stessi. § (204). Passato e presente. Un detto popolare: L’amore del tarlo. Ricordare anche il proverbio inglese: Con | 76 bis cento lepri non si fa un cavallo, con cento sospetti non si fa una prova.