Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/180

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i93°-i932: appunti di filosofia ii 855 § (3). « Esperanto» filosofico e scientifico. Dal non comprendere la storicità dei linguaggi e quindi delle ideologie e delle opinioni scientifiche è conseguita la tendenza a costruire un esperanto o un volapiik della filosofia e della scienza. È strano e curioso come nei rappresentanti di questa tendenza esista lo stesso stato d’animo dei popoli primitivi verso tutti gli altri popoli da loro conosciuti: ogni popolo primitivo chiamava se stesso «uomo» o «uomini», cioè la parola per indicare se stesso è la stessa che serve ad indicare l’«uomo», e gli altri popoli sono chiamati «muti» o «balbettanti» (barbari), in quanto non conoscono la «lingua degli uomini». Cosf avviene che per gli inventori di volapiik della filosofia e della scienza, tutto ciò che non è espresso in questo volapiik è delirio, è pregiudizio, è superstizione ecc.: essi (con processo analogo a quello che si verifica nelle mentalità settarie) trasformano in giudizio morale o in diagnosi di ordine psichiatrico ciò che dovrebbe essere un giudizio storico. Pare che in Italia il rappresentante più compiuto di questa tendenza sia oggi il signor Mario Govi, col suo volume Fondazione della Me- todologia - Logica ed Epistemologia, Torino, Bocca, 1929, pp. 579 1 ma molte tracce di questa tendenza si trovano nel Saggio popolare. Per il Govi pare che la logica e l’epistemologia (ossia metodologia speciale, mentre la logica sarebbe la metodologia generale) esistano in sé e per sé astratte dal pensiero concreto e dalle concrete scienze particolari (cosf come la lingua esiste’nel | vocabolario e nelle grammatiche, la tecnica esiste fuori del lavoro, ecc. ecc.): con questa concezione è naturale che si ritenga legittimo un «volapiik» della filosofia. Cfr Quaderno 11 (xviii), pp. .57 - 37bis. § ( 4). Scienza morale e materialismo storico. La base scientifica di una morale del materialismo storico è da cercare, mi pare, nell’afïermazione che «la società non si pone compiti per la soluzione dei quali non esistano già le condizioni di risoluzione» Esistendo le condizioni, la soluzione dei compiti diviene «dovere», la «volontà» diviene libera. La morale diventerebbe una ricerca delle condizioni necessarie per la libertà del volere in un certo senso, verso un certo fine e la dimostrazione che queste condizioni esistono. Si dovrebbe trattare anche non di una gerarchia dei fini, ma di una graduazione dei fini da raggiungere, dato che si vuole «moralizzare» non solo ogni individuo singolarmente preso, ma anche tutta una società di individui.