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8^8 QUADERNO 7 (vii) bis § ( 8 ). Benedetto Croce e il materialismo storico. Cfr il giudizio del Croce su Giovanni Botero nel volume Storia delVeta barocca in Italia. Il Croce riconosce che i moralisti del seicento, per quanto piccoli di statura a paragone del Machiavelli, «rappresentavano» nella filosofìa politica, uno stadio ulteriore e superiore»l. Questo giudizio deve essere messo insieme a quello del Sorel a proposito di Clemenceau che non riusciva a vedere, anche attraverso la «letteratura» mediocre, le esigenze che tale letteratura rappresentava e che non erano, esse, «mediocri»2. Un pregiudizio da «intellettuale» è quello di misurare i movimenti storici e politici col metro dell’« intellettualismo», cioè della compiuta espressione letteraria e non col metro della «scienza politica», cioè della capacità concreta e attuale di conformare il mezzo al fine: questo pregiudizio è anche «popolare», in certi stadi della organizzazione politica e si confonde spesso col pregiudizio dell’«oratore»: l’uomo politico deve essere grande oratore o grande intellettuale, deve avere il crisma del «genio» ecc. ecc. Cfr Quaderno 10 (xxxm), p. 21. § (9). B. Croce e la storia etico-politica. L’avvicinamento delle due espressioni etica e politica è appunto l’espressione esatta delle esigenze in cui si muove la storiografia del Croce: storia etica è l’aspetto della storia correlativo alla «società civile», all’egemonia; storia politica è l’aspetto della storia corrispondente aH’iniziativa statalegovernativa. Quando c’è contrasto tra egemonia e governo-statale c’è crisi della società e il Croce giunge ad affermare che il vero «Stato», cioè la forza direttiva dell’impulso storico occorre talvolta cercarlo non là dove si crederebbe, nello Stato giuridicamente inteso, ma spesso nelle forze «private» e talvolta nei cosf detti «rivoluzionari»1 (questa proposizione del Croce è molto importante teoricamente per intendere appieno la sua concezione della politica e della storiogra* 56 fia). Sarebbe utile analizzare in concreto la teoria crociana, prendendo come modelli specialmente La storia del regno * di Napoli e La Storia d'Italia dal i8yo al 191§. Cfr Quaderno 10 (xxxm), p. 21. § (10). Struttura e superstruttura (vedi note scritte nella «Prima serie») Mi pare che si potrebbe richiamare a questo proposito il confronto con la tecnica guerresca cosf come si è trasformata nell'ultima guerra col passaggio dalla guerra manovrata alla guerra di posizione. Ricordare il libretto della Rosa tradotto da Alessandri nel 1919-202 e la cui teoria era basata sulle esperienze storiche del 190^ 4Nelms: «reame»