Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/230

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I93°'i932: ( MISCELLANEA ) 905 l'Umanesimo (Firenze, Sansoni, 1929) che appare, dai cenni fattine, molto interessante per il mio argomento. Accennerò qualche spunto, perché dovrò leggere il volume2. (Il Voigt e il Burckhardt credettero che l'Umanesimo fosse diretto contro la Chiesa; il Pastor - sarà da leggere il suo volume sulla Storia dei Papi, che concerne l’Umanesimo - non crede che l'Umanesimo fosse inizialmente diretto contro la Chiesa). Per il Tofïanin, il principio della irreligiosità o della nuova religione non è la via maestra per entrare nel segreto degli umanisti; né vale parlare del loro individualismo, perché «i presunti effetti della rivalutazione della personalità umana» a opera di una cultura, sarebbero tanto più sorprendenti in un tempo rimasto a sua volta famoso per aver rallungata la distanza fra il resto degli uomini e quelli di studio». Il fatto veramente caratteristico dell’Umanesi- mo « resta quella passione per il mondo antico per cui, quasi d’improvviso, con una lingua morta si tenta di soppiantarne una popolare e consacrata dal genio, s’inventa, possiam dire, la scienza filologica, si rinnova gusto e cultura. Il mondo pagano rinasce». Il Toflanin sostiene che non bisogna con- fondere l'umanesimo col progressivo risveglio posteriore all*anno mille; l’umanesimo è un fatto essenzialmente italiano « indipendente da codesti fallaci presagi » e ad esso attingeranno per farsi classici e colti la Francia e il mondo intero. In un certo senso può chiamarsi eretica quella civiltà comunale del duecento, che apparve in una irruzione di sentimenti e pensieri raffinatissimi in forme plebee, e «inizialmente eretico fu quell’impulso all’individualismo anche se tra il popolo esso prese coscienza d’eresia meno di quanto a un primo sguardo si sospetti». La letteratura volgare prorompente dal seno della civiltà comunale e indipendente dal classicismo è indice d’una società «in cui il lievito eretico fermentò»; lievito, che, se indeboliva nelle masse l’ossequio alPautorità ecclesiastica, diventava nei pochi un aperto distacco dalla «romanitas», caratteristico fra il Medio Evo propriamente detto e l’Umanesimo. Alcuni intellettuali sembrano consapevoli di questa discontinuità storica: essi pretendono di essere colti senza leggere Virgilio, | cioè sen- 39 bis za i liberali studi, il cui generale abbandono giustifichereb- 9*