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952 QUADERNO 8 (XXVIII) colo che appunto crea fulmineamente l’arroventarsi delle passioni e del fanatismo e annulla il senso critico e l’ironia che possono distruggere il carattere «carismatico» del condottiero (esempio del Boulanger). Ma questa azione immediata, per ciò stesso non può essere di vasto respiro e di carattere organico: sarà quasi sempre del tipo restaurazione e riorganizzazione e non del tipo proprio alla fondazione di nuovi Stati e nuove strutture nazionali e sociali (come era il caso nel Prìncipe di Machiavelli, in cui l’aspetto restaurazione se mai era di tinta retorica, cioè legato al concetto dellTtalia discendente di Roma e che doveva restaurare l’ordine romano); di tipo «difensivo» e non creativo, in cui si suppone che una «volontà collettiva» già esistente si sia snervata e dispersa e occorra riconcentrarla e irrobustirla, e non già che una « volontà collettiva » sia da creare ex-novo e da indirizzare verso mete concrete si, ma di una concretezza non ancora verificata dall’esperienza passata. Il carattere «astratto» (spontaneista) del Sotti appare dalla sua avversione (che assume la forma passionale di una repugnanza etica) per i giacobini che furono una « incarnazione » «categorica» del Principe di Machiavelli. Il moderno Principe deve avere una parte dedicata al giacobinismo (nel senso completo della nozione già fissata in altre note), come esempio di come si forma una concreta e operante volontà collettiva. E occorre che si definisca la «volontà collettiva» e la volontà politica in generale nel senso moderno, la volontà come coscienza operosa della necessità storica, come protagonista di un reale e immediato dramma storico. Il primo capitolo [(parte)] appunto dovrebbe essere dedicato alla «volontà collettiva» impostando la quistione cosi: esistono le condizioni fonda- mentali perché possa suscitarsi una volontà collettiva nazionale-popolare? Quindi un’analisi storica (economica) della struttura sociale del paese dato e una rappresentazione « drammatica » dei tentativi fatti bis attralverso i secoli per suscitare questa volontà e le ragioni dei successivi fallimenti. Perché in Italia non si ebbe la monarchia assoluta al tempo di Machiavelli? Bisogna salire fino all’impero romano (quistione degli intellettuali e della lingua) per comprendere i Comuni medioevali e la funzione della Chiesa. La ragione dei successivi fallimenti nel tentativo di creare una volontà collettiva nazionale popolare è da porsi nell’esistenza di certe classi e nel particolare carattere di altre dipendente dalla situazione internazionale dell’Italia (sede della Chiesa universale). Questa posizione determina all’interno una situazione che si può chiamare « economico-corporativa », cioè politicamente, una forma particolare di feudalismo anarchico: mancò sempre una forza « giacobina » efficiente, la forza appunto che crea la volontà collettiva nazionale popolare, fondamento di tutti gli Stati mo- . derni. Esistono finalmente le condizioni per questa volontà, ossia quale è il rapporto attuale tra queste condizioni e le forze opposte? Tradizionalmente le forze opposte sono l’aristocrazia terriera e più generalmente la proprietà terriera nel suo complesso, cioè quella speciale «borghesia terriera» che è l’eredità di parassitismo lasciata ai tempi moderni dallo sfacelo della borghesia comunale (le cento città, le città del silenzio). Ogni formazione di volontà collettiva nazionale