Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/404

Da Wikisource.
I93I-I932: APPUNTI DI FILOSOFIA III 1079

to)] nella concezione delle superstrutture: essa ha servito per superare la trascendenza da una parte e il «senso comune» dall’altra, ma nella sua forma speculativa è un mero romanzo filosofico. Un accenno a una interpretazione più realistica del soggettivismo della filosofia classica tedesca si può trovare nella recensione di G. De Ruggiero a degli scritti di B. Constant (mi pare) sulla Germania e sulla filosofìa tedesca (recensione pubblicata nella «Critica» qualche anno fa)5.

Cfr Quaderno 11 (xviii), pp. 31 - 31 bis.

§〈218〉. Alessandro Levi. Ricercare i suoi scritti di filosofia e di storia. Come R. Mondolfo, anche il Levi è d’origine «positivistica» (della scuola padovana di R. Ardigò). Riporto come punto di riferimento un brano del suo studio su Giuseppe Ferrari («Nuova Rivista Storica», 1931, p. 387)l: «No; a me non pare che nel Nostro ci sia "un certo”, e nemmeno... un incerto, materialismo storico. A me sembra, invece, che vaneggi proprio l’abisso tra la concezione ferrariana della storia e della sua pretesa filosofia della storia ed il materialismo storico, rettamente inteso, cioè non come un mero economismo (ed anche di questo, per verità, ci sono nel Ferrari assai più vaghe tracce che non nella concreta storia di un Carlo Cattaneo), bensì come quella dialettica reale, che intende la storia superandola con l’azione, e non scinde storia e filosofia, ma, rimettendo gli uomini in piedi, fa di questi gli artefici consapevoli della | storia, e non i giocattoli della fa- 72 bis talità, in quanto i loro principii, cioè i loro ideali, scintille che sprizzano dalle lotte sociali, sono precisamente stimolo alla praxis che, per opera loro, si rovescia. Superficiale conoscitore della logica hegeliana, il Ferrari era un critico troppo precipitoso della dialettica ideale per riuscire a superarla con la dialettica reale del materialismo storico».

« Cfr Quaderno 11 (xvin), p. 4.

§〈219〉. «Saggio popolare». Residui di metafisica. Il modo di giudicare le concezioni passate filosofiche come delirio non è solo un errore di antistoricismo, cioè la pretesa anacronistica che nel passato si dovesse pensare come oggi, ma è un vero e proprio residuo di concezioni metafisiche, perché suppone un pensiero dogmatico valido in tutti i tempi e in ogni paese, alla cui stregua si giudica tutto il passato. In realtà l’«antistoricismo» in senso metodico è nient’altro che un residuo metafisico. La caducità storica dei sistemi filosofici passati è un concetto che non esclude che essi siano stati validi storicamente:

la loro caducità è considerata dal punto di vista dell’intero svolgimento storico e della dialettica vita-morte; che essi fossero degni di cadere, non è un giudizio morale o di «verità» obiettiva, ma dialetticostorico. (Cfr la presentazione fatta da Engels della proposizione hegeliana «tutto ciò che è reale è razionale e (tutto ciò che è) razionale è

1 Quaderno i (xvi)