Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/481

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ii^6 QUADERNO 9 (xiv) suo tempo con un atteggiamento estremista e con parole grosse e spesso triviali in senso reazionario. I concetti politici dell’autore sono vaghi e ondeggianti, la sua preparazione filosofica è nulla (e tale è rimasta in tutta la carriera letteraria del Mosca), i suoi principi di tecnica politica sono anch’essi vaghi e astratti e hanno carattere piuttosto giuridico. Il concetto di « classe politica », la cui affermazione diventerà il centro di tutti gli scritti di scienza politica del Mosca, è di estrema labilità e non è ragionato né giustificato teoricamente. Tuttavia il libro del Mosca è utile come documento. L’autore vuole essere spregiudicato per programma, non avere peli sulla lingua e cosi fini- 71 sce per mettere in vista molti | aspetti della vita italiana del tempo, che altrimenti non trovano documento. Sulla burocrazia civile e militare, sulla polizia ecc. egli offre dei quadri talvolta di maniera, ma con una sostanza di verità (per esempio sui sottufficiali neiresercito, sui delegati di pubblica sicurezza ecc.). Le sue osservazioni sono specialmente valide per la Sicilia, per l'esperienza diretta del Mosca di quell’ambiente. Nel 1925 il Mosca aveva cambiato punti di vista e prospettive, il suo materiale era sorpassato, tuttavia egli ristampò il libro per vanità letteraria, pensando di immunizzarlo con qualche no- terella palinodica. [Bibliografia] Sulla situazione politica italiana proprio nel 1883 e suIFatteggiamento dei clericali si può trovare qualche spunto interessante nel libro del Maresciallo Lyautey Lettres de Jeunesse, Parigi, Grasset (1931). Secondo il Lyautey molti italiani, tra i più devoti al Vaticano non credevano nell’avvenire del regno; ne prevedevano la decomposizione, da cui sarebbe nata un’Alta Italia con Firenze capitale, un’Italia meridionale con capitale Napoli, e Roma in mezzo, con sbocco al mare. Sull’esercito italiano d’allora, che in Francia era poco apprezzato, il Lyautey riferisce il giudizio del conte di Chambord: «Ne vous y trompez pas. Tout ce que j’en sais (dell’esercito italiano), me la [(armée)) fait juger très sérieuse, très digne d’attention. Sous leurs façons un peu théâtrales et leurs plumets, les officiers y sont fort instruits, fort appliqués. C’est d’ailleurs l’opinion de mon neveu de Parme qui n’est pas payé pour les ainvet» 19. Cfr Quaderno 19 (x), pp. 3-4, 11-13, 26, 27-33. rpr( 90 ) v Le sètte nel Risorgimenti Cfr Pellegrino Nicolli, La CœrboneriaïnTtaliâ, Vicenza, Edizioni Cristofari (1931). Il Nicolli cerca di distinguere nella Carboneria le diverse correnti, che spesso la componevano, e di dare un quadro delle diverse sètte che pullularono in Italia nella prima parte del secolo xix. Dal «Marzocco» del 25 ottobre 1931 che recensisce la pubblicazione del Nicolli, riporto questo brano: «È un groviglio di nomi strani, di emblemi, di riti, di bis cui si ignorano il più delle volte le origini; | un confuso mescolarsi di propositi disparati, che variano non soltanto da società a società, ma nella stessa società, la quale, secondo i tempi e le circostanze, muta metodi e programmi. Dal vago sentimento nazionale si arriva alle aberrazioni del comuniSmo e, per converso, si hanno sètte che, ispi-