Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/545

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1220 QUADERNO IO (XXXIIl) storiografia della Restaurazione adattata alle necessità e agli interessi del periodo attuale. Il Croce continua la storiografia della corrente neoguelfa di prima del 48 come fu irrobustita attraverso Phegelismo dai moderati che dopo il 48 continuarono la corrente neoguelfa. Questa stori un hegelismo degenerato e mutilato, perché la sua pre.orni^ pazione fondamentale è un timor panico dei movimenti giacobini, di ogni intervento attivo delle grandi masse popolari come fattore di progresso storico. E da vedere come la foïv mula critica di Vincenzo Cuoco sulle «rivoluzioni passive», che quando fu emessa (dopo il tragico esperimento della Repubblica Partenopea del 1799) aveva un valore di avvertimento e avrebbe dovuto creare una morale nazionale di maggiore energia e di iniziativa rivoluzionaria popolare, si convertì, attraverso il cervello e il panico sociale dei neo- guelfi-moderati, in una concezione positiva, in un programma politico e in una morale che dietro i rutilanti orpelli retorici e nazionalistici di «primato», di «iniziativa italiana», di «Tltalia farà da sé», nascondeva l’inquietezza delT«apprendista negromante» e l’intenzione di abdicare e capitolare alla prima minaccia seria di una rivoluzione italiana profondamente popolare, cioè radicalmente nazionale. Un fenomeno culturale paragonabile a quello dei nep- guelh-moderatì~ebbene in una posizione storico-politica più avanzata, è il sistema di ideologia del Proudhon in Frary àftermazione possa apparire paradossale, mi pare si possa dire che il Proudhon è il Gioberti della situazione francese poiché Proudhon ha verso il movimento operaio francese la stessa posizione del Gioberti di fronte al movimento liberale-nazionale italiano. Si ha nel Proudhon e della dialettica che una stessa mutuazione dea ne nei moderati italiani e pertanto la critica a questa concezione politico-storiografica è la stessa, sempre viva e attuai^ contenuta nella Miseria della filosofia \ Questa concezione fu definita da Edgar Quinet di « rivoluzione-restaurazione »2 che non è se non la traduzione francese del concetto di « rivoluzione passiva» interpretato «positivamente» dai moderati italiani. L’errore filosofico (di origine pratica! ) di tale concezione consiste in ciò che nel processo dialettico si pre-