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i932“I934: noterelle sul machiavelli 1611 deve essere quindi la stessa del tempo di guerra, che nel tempo di pace deve trovare il suo fondamento spirituale. La nostra disciplina si basa su uno spirito di coesione tra i capi e i gregari che è frutto spontaneo del sistema seguito. Questo sistema ha resistito magnificamente durante una lunga e durissima guerra fino alla vittoria; è merito del Regime fascista di avere esteso a tutto il popolo italiano una tradizione disciplinare cosi insigne. Dalla disciplina dei singoli dipende l’esito della concezione strategica e delle operazioni tattiche. La guerra ha insegnato molte cose, e anche che vi è un distacco profondo tra la preparazione di pace e la realtà della guerra. Certo è che, qualunque sia la preparazione, le operazioni iniziali della campagna pongono i belligeranti innanzi a problemi nuovi che danno luogo a sorprese da una parte e dall’altra. Non bisogna trarne però la conseguenza che non sia utile avere una concezione a priori e che nessun insegnamento possa derivarsi dalla guerra passata. Se ne può ricavare una dottrina di guerra che deve essere intesa con disciplina intellettuale e come mezzo per promuovere modi di ragionamento non discordile uniformità di linguaggio tale da permettere a tutti di comprendere e di farsi comprendere. Se, talvolta, l’unità di dottrina ha minacciato di degenerare in schematismo, si è subito reagito prontamente, imprimendo alla tattica, anche per i progressi della tecnica, una rapida rinnovazione. Tale regolamentazione quindi non è statica, non è tradizionale, come taluno crede. La tradizione è considerata solo come forza e i regolamenti sono sempre in corso di revisione non per desiderio di cambiamento, ma per poterli adeguare alla realtà »5. (Una esemplificazione di « preparazione della congiuntura strategica » si può trovare nelle Memorie di Churchill, dove parla della battaglia dello Yütland)6. Un elemento da aggiungere al paragrafo dell’economismo, come esemplificazione delle teorie cosi dette dell’intransigenza, è quello della rigida avversione di principio ai cosi detti compromessi, che ha come manifestazione subordinata quella che si | può chiamare la «paura dei pericoli». Che l’avversione di principio ai compromessi sia stretta- mente legata all’economismo è chiaro, in quanto la conce¬