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QUADERNO 15 (il) l’iniziativa degli uomini stessi, questo concetto non può non essere falso. Il problema di che cosa è la «scienza» stessa è da porre. La scienza non è essa stessa «attività politica» e pensiero politico, in quanto trasforma gli uomini, li rende diversi da quelli che erano prima? Se tutto è «politico» occorre, per non cadere in un frasario tautologico e noioso distinguere con concetti nuovi la politica che corrisponde a quella scienza che tradizionalmente si chiama «filosofia», dalla politica che si chiama scienza politica in senso stretto. Se la scienza è « scoperta» di realtà ignorata prima, questa realtà non viene concepita come trascendente in un certo senso? e non si pensa che esiste ancora qualcosa di «ignoto» e quindi di trascendente? E il concetto di scienza come «creazione» non 4 significa poi come «politica»? Tutto sta nel vedere se si tratta di creazione «arbitraria» o razionale, cioè «utile» agli uomini per allargare il loro concetto della vita, per rendere superiore (sviluppare) la vita stessa. A proposito del Saggio popolare e della sua appendice Teoria e pratica2 è da vedere nella «Nuova Antologia» del 16 marzoa 1933 la rassegna filosofica di Armando Carlini, da cui risulta che l’equazione, Teoria : pratica = matematica pura : matematica applicata, è stata enunziata da un inglese (mi pare Whittaker) \ » § ( 11 ). Machiavelli. Il concetto di «rivoluzione passiva» nel senso di Vincenzo Cuoco1 attribuita al primo periodo del Risorgimento italiano può essere messo in rapporto col concetto di « guerra di posizione » in confronto alla guerra manovrata? Cioè questi concetti si sono avuti dopo la Rivoluzione francese e il binomio Proudhon-Gioberti può essere giustificato col panico creato dal terrore del 1793 come il sorellismo col panico successivo alle stragi parigine del | 9 bis 1871? Cioè esiste una identità assoluta tra guerra di posizione e rivoluzione passiva? O almeno esiste o può concepirsi tutto un periodo storico in cui i due concetti si debba- “ Nel ms: « i° aprile »