Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, III.djvu/287

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1790 QUADERNO 15 (il) §(36). Passalo e presente. Nella «Critica» del 20 marzo 1933 è contenuta una «Postilla» del Croce: II mondo va verso... \ Pare però che il Croce non abbia accennato a tutti gli aspetti della formula che è essenzialmente una formula politica, di azione politica. Riuscire a convincere che il «mondo va verso...» una certa direzione significa niente altro che riuscire a convincere della ineluttabilità della propria azione e ottenere il consenso passivo per la sua esplicazione. Come questa convinzione si formi è certo un argomento interessante: che vi contribuisca la «viltade» e altre forme di bassezza morale è indubbio : ma anche il fatto che tanta « viltade » e tanta bassezza siano diffuse è un fatto politico che andrebbe analizzato e di cui bisognerebbe trovare le origini concrete. Da questa analisi forse scaturirebbe il risultato che lo stesso atteggiamento del Croce verso la vita è una delle origini di questa diffusione. Il non volersi impegnare a fondo, il distinguere tra ciò che deve fare un intellettuale e ciò che il politico (come se Pintellettuale non fosse anche un politico e non solo un politico dell*... intel- 20 bis lettualità) e | in fondo tutta la concezione storica crociana è all’origine di questa diffusione. Si vede che essere partigiano della libertà in astratto non conta nulla, è semplicemente una posizione da uomo di tavolino che studia i fatti del passato, ma non da uomo attuale partecipe della lotta del suo tempo. Questa formula del «mondo che va» a sinistra o a destra o verso un compromesso ecc. ha incominciato a diffondersi in Italia nel 1921 ed era un segno evidente della demoralizzazione che conquistava vasti strati della popolazione. Si potrebbe ricostruire questo movimento intellettuale quasi con una data certa. Che la formula in sé non significhi nulla, è vero. Intanto è comoda l’espressione del «mondo» corpulento che va in qualche parte. Si tratta di una «previsione » che non è altro che un giudizio sul presente, interpretato nel modo più facilonesco, per rafforzare un determinato programma d’azione con la suggestione degli imbecilli e dei pavidi. Ma se il compito dell’intellettuale è visto come quello di mediatore tra due estremismi e questo compito di