Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
i934"I935: letteratura popolare 2123 tino una catarsi «progressiva», che rappresentino il dramma della parte più progredita intellettualmente e moralmente di una società e che esprime lo sviluppo storico immanente negli stessi costumi esistenti? Queste passioni e questo dramma però devono essere rappresentati e non svolti come una tesi, un discorso di propaganda, cioè Pau- tore deve vivere nel mondo reale, con tutte le sue esigenze contraddittorie e non esprimere sentimenti assorbiti solo dai libri \ Cfr Quaderno 3 (xx), pp. 45 bis - 46 bis. § {7). Romanzo e teatro popolare. Il dramma popolare viene chiamato, con un significato dispregiativo, dramma o drammone da arena, forse perché esistono in alcune città dei teatri all’aperto chiamati Arene (l’Arena del Sole a Bologna). È da ricordare ciò che scrisse Edoardo Boutet sugli spettacoli classici (Eschilo, Sofocle) che la Compagnia Stabile di Roma diretta appuntp dal Boutet dava all’Arena del Sole di Bologna il lunedi - giorno delle lavandaie - e sul grande successo che tali rappresentazioni avevano. (Questi ricordi di vita teatrale del Boutet furono stampati per la prima volta nella rivista «Il Viandante» pubblicata a Milano da T. Monicelli negli anni 1908-9) \ È anche da rilevare il successo che nelle masse popolari hanno sempre avuto alcuni drammi dello Shakespeare, ciò che appunto dimostra come si possa essere grandi artisti e nello stesso tempo «popolari». Nel «Marzocco» del 17 novembre 1929 è pubblicata una nota di Gaio (Adolfo Orvieto), molto significativa: «Danton», il melodramma e il «romanzo nella vita»1. La nota | dice: «Una compagnia drammatica di recente wformazione”, che ha messo insieme un repertorio di grandi spettacoli popolari — dal Conte di Montecristo alle Due orfanelle — con la speranza legittima di richiamare un po’ di gente a teatro, ha visto i suoi voti esauditi — a Firenze - con un novissimo dramma d’autore ungherese e di soggetto francorivoluzionario: Danton». Il dramma è di De Pekar ed è «pura favola patetica con particolari fantastici di estrema