Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, III.djvu/652

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1934: americanismo e fordismo 2153 risce tacere. Il secondo crea solo dei fantocci perfezionati, stagliati su un figurino retoricamente prefissato, e che cadranno nel nulla non appena saranno recisi i fili esterni che danno loro l'apparenza del moto e della vita. Cfr Quaderno 1 (xvi), pp. 66 bis - 67. § ( 6 }. Autarchia finanziaria dell’industria. Un articolo notevole di Carlo Pagni A proposito di un tentativo di teoria pura del corporativismo (nella «Riforma Sociale» del settembre-ottobre 1929)1 esamina il volume di N. Massimo Fovel, Economia e corporativismo (Ferrara, s.a.t.e., 1929) e accenna a un altro scritto dello stesso Fovel, Rendita e salario nello Stato Sindacale (Roma, 1928), ma non si accorge o non mette espressamente in rilievo che il Fovel nei suoi scritti concepisce il «corporativismo» come la premessa per l’introduzione in Italia dei sistemi americani più avanzati nel modo di produrre e di lavorare. Sarebbe interessante sapere se il Fovel scrive «estraendo dal suo cervello» oppure se egli ha dietro di se (praticamente e non solo «in generale») determinate forze economiche che lo sorreggono e lo spingono. Il Fovel non è mai stato uno «scienziato» puro, che esprima certe tendenze cosi come gli intellettuali, anche «puri», esprimono sempre. Egli per molti aspetti, rientra nella galleria del tipo Ciccotti, Naldi, Bazzi, Preziosi, ecc. ma è più complesso, per l’innegabile suo valore intellettuale. Il Fovel ha sempre aspirato a diventare un grande leader politico, e non è riuscito perché gli mancano alcune doti fondamentali: la forza di volontà diretta a un solo fine e la [non] volubilità intellettuale tipo Missiroli; inoltre troppo spesso egli si è troppo chiaramente legato a piccoli interessi loschi. Ha cominciato come «giovane radicale», prima della guerra: avrebbe voluto ringiovanire, dandogli un contenuto più concreto e moderno, il movimento democratico tradizionale, civettando un po’ coi repubblicani, specialmente federalisti e regionalisti («Critica Politica» di Oliviero Zuccarini). Durante la guerra fu neutralista giolittiano. Nel 1919 entra nel P. S, a Bologna, ma non scrive mai nelP« Avanti! » Prima dell’armi- 2I54 QUADERNO