Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/113

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l’anima, immaginando, si condensa

e troppo in lui s’affisa,
l’amor, ch’esser dovrebbe
pura gioia e dolcezza,
si fa malinconia
e, quel eh’è peggio, alfin morte o pazzia.
Però saggio è quel core
che spesso cangia amore.
Mirtillo. Prima che mai cangiar voglia o pensiero,
cangerò vita in morte,
però che la bellissima Amarilli,
cosi com’è crudel, com’è spietata,
sola è la vita mia,
né può giá sostener corporea salma
piú d’un cor, piú d’un’alma.
Corisca. O misero pastore,
come sai mal usare
per lo suo dritto amore!
Amar chi m’odia e seguir chi mi fugge? Eh!
i’ mi morrei ben prima.
Mirtillo. Come l’oro nel foco,
cosi la fede nel dolor s’affina,
Corisca mia, né può senza fierezza
dimostrar sua possanza
amorosa invincibile costanza.
Questo solo mi resta,
fra tanti affanni miei, dolce conforto.
Arda pur sempre o mora
o languisca il cor mio,
a lui fien lievi pene
per si bella cagion pianti e sospiri,
strazio, pene, tormenti, esilio e morte,
pur che prima la vita,
che questa fé, si scioglia,
ch’assai peggio di morte è il cangiar voglia.
Corisca. Oh bella impresa! Oh valoroso amante,