Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/149

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Nicandro. Spergiurato pur troppo hai tu con l’opre.

Ninfa, non ti lusingo e parlo chiaro,
perché poscia confusa al maggior uopo
non abbi a restar tu. Questi son sogni.
Onda di fiume torbido non lava,
né torto cor parla ben dritto; e, dove
il fatto accusa, ogni difesa offende.
Tu la tua castitá guardar dovevi
piú de la luce assai degli occhi tuoi.
Che pur vaneggi? a che te stessa inganni?
Amarilli. Cosi dunque morire, oimè! Nicandro,
cosi morir debb’ io?
Né sará chi m’ascolti o mi difenda?
Cosi da tutti abbandonata e priva
d’ogni speranza? accompagnata solo
da un’estrema, infelice
e, funesta pietá che non m’aita?
Nicandro. Ninfa, queta il tuo core;
e se ’n peccar si poco saggia fusti,
mostra almen senno in sostener l’affanno
de la fatai tua pena.
Drizza gli occhi nel cielo,
se derivi dal cielo.
Tutto quel, che c’incontra
o di bene o di male,
sol di lá su deriva, come fiume
nasce da fonte o da radice pianta;
e quanto qui par male,
dove ogni ben con molto male è misto,
è ben lá su, dov’ogni ben s’annida.
Sallo il gran Giove, a cui pensiero umano
non è nascosto; sallo
il venerabil nume
di quella dea di cui ministro i’ sono,
quanto di te m’incresca;
e, se t’ho col mio dir cosi trafitta,