Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/174

Da Wikisource.
O da me piú d’ogn’altra amata e cara

piú d’ogn’altra, gentil terra d’Arcadia,
che col piè tocco e con la mente inchino,
se ne’ confini tuoi, madre gentile,
foss’io giunto a chiusi occhi, anco t’avrei
troppo ben conosciuto, cosi tosto
m’è corso per le vene un certo amico
consentimento incognito e latente,
si pien di tenerezza e di diletto,
che l’ha sentito in ogni fibra il sangue.
Tu dunque, Uranio mio, se del cammino
mi se’ stato compagno e del disagio,
ben è ragion che nel gioire ancora
de le dolcezze mie tu m’accompagni.
Uranio. Del disagio compagno e non del frutto
stato ti son, ché tu se’ giunto ornai
ne la tua terra, ove posar le stanche
membra potrai e piú la stanca mente;
ma io, che giungo peregrino, e tanto
dal mio povero albergo e da la mia
piú povera e smarrita famigliuola
dilungato mi son, teco traendo
per lunga via l’affaticato fianco,
posso ben ristorar l’afflitte membra,
ma non l’afflitta mente, a quel pensando
che m’ho lasciato addietro e quanto ancora
d’aspro cammin per riposar m’avanza.
Né so qual altro in questa etá canuta
m’avesse, se non tu, d’Elide tratto,
senza saper de la cagion, che mosso
t’abbia a condurmi in si rimota parte.
Carino. Tu sai che ’l mio dolcissimo Mirtillo,
che ’l ciel mi die’ per figlio, infermo, venne
qui per sanarsi (e giá passati sono
duo mesi, e piú fors’anco) il mio consiglio,
anzi quel de l’oracolo seguendo,