Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/186

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Mirtillo. Or consolato moro e consolato

a te vengo, Amarilli.
Ricevi il tuo Mirtillo,
del tuo fido pastor l’anima prendi,
ché, ne l’amato nome d’Amarilli
terminando la vita e le parole,
qui piego a morte le ginocchia e taccio.
Montano. Or non s’indugi piú. Sacri ministri,
suscitate la fiamma,
e, spargendovi sopra incenso e mirra,
traetene vapor che ’n alto ascenda.
Pastori. O figlia del gran Giove,
o sorella del Sol, ch’ai cieco mondo
splendi nel primo ciel, Febo secondo!

SCENA QUARTA

Carino, Montano, Nicandro, Mirtillo, coro di pastori.

Carino. (Chi vide mai si rari abitatori

in si spessi abituri? Or, s’io non erro,
eccone la cagione:
vèlli qua tutti in un drappel ridotti.
Oh quanta turba, oh quanta !
Coin’è ricca e solenne! veramente
qui si fa sacrificio.)
Montano. Porgimi il vasel d’oro,
Nicandro, ov’è riposto
l’almo licor di Bacco.
Nicandro. Eccotel pronto.
Montano. Cosi il sangue innocente
ammollisca il tuo petto, o santa dea,
come rammorbidisce
l’incenerita ed arida favilla
questa d’almo licor cadente stilla.
Or tu riponi il vasel d’oro, e poscia
dammi il nappo d’argento.