Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/20

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Con piú sicura scorta

seguirem poi la destinata caccia.
Chi ben comincia, ha la metá de l’opra,
né si comincia ben se non dal cielo.
Linco. Lodo ben, Silvio, il venerar gli dèi,
ma il dar noia a coloro,
che son ministri degli dèi, non lodo.
Tutti dormono ancora
i custodi del tempio, i quai non hanno
piú tempestivo o lucido orizzonte
de la cima del monte.
Silvio. A te, che forse non se’ desto ancora,
par ch’ogni cosa addormentata sia.
Linco. O Silvio, Silvio! a che ti dié natura
ne’ piú begli anni tuoi
fior di beltá si delicato e vago,
se tu se’ tanto a calpestarlo intento?
Ché s’avess’io cotesta tua si bella
e si fiorita guancia,
— Addio, selve! — direi;
e seguendo altre fère
e la vita passando in festa e ’n gioco,
farei la state a l’ombra e ’l verno al foco.
Silvio. Cosi fatti consigli
non mi desti mai piú: come se’ ora
tanto da te diverso?
Linco. Altri tempi, altre cure.
Cosi certo farei, se Silvio fussi.
Silvio. Ed io, se fussi Linco.
Ma, perché Silvio sono,
oprar da Silvio e non da Linco i’ voglio.
Linco. O garzon folle, a che cercar lontana
e perigliosa fèra,
se l’hai via piú d’ogni altra
e vicina e domestica e sicura?
Silvio. Parli tu daddovero o pur vaneggi?