Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/207

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Montano. Un’allegrezza ho nel mio cor, Tirenio,

con si stupenda maraviglia unita,
che son lieto, e noi sento,
né può l’alma confusa
mostrar di fuor la ritenuta gioia,
si tutti lega alto stupore i sensi.
Oh non veduto mai, nè mai piú inteso
miracolo del cielo !
Oh grazia senza esempio!
Oh pietá singoiar de’ sommi dèi !
Oh fortunata Arcadia,
oh sovra quante il sol ne vede e scalda,
terra gradita al ciel, terra beata!
Cosi il tuo ben m’ è caro,
che ’l mio non sento, e del mio caro figlio,
che due volte ho perduto
e due volte trovato, e di me stesso,
che da un abisso di dolor trapasso
a un abisso di gioia,
mentre penso di te, non mi sovviene;
e si disperde il mio diletto, quasi
poca stilla insensibile confusa
ne l’ampio mar de le dolcezze tue.
Oh benedetto sogno,
sogno non giá, ma vision celeste!
Ecco ch’Arcadia mia,
come dicesti tu, sará ancor bella.
Tirenio. Ma che tardi, Montano?
Da noi piu non attende
vittima umana il cielo;
non è piú tempo di vendetta e d’ira,
ma di grazia e d’amore. Oggi comanda
la nostra dea che, ’nvece
di sacrificio orribile e mortale,
si faccian liete e fortunate nozze.
Ma dimmi tu: quant’ha di vivo il giorno?