Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/241

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che suole il vento dissipar l’aere condensato, scuote anch’ella, movendo il riso, quell’umor fosco e caliginoso, che, dal sover- chio affisar della mente generandosi in noi, tardi il piú delle volte e ottusi ci rende neli’operare. Per questo non vi s’indu- cono se non persone private, con difetti degni di risa, scherzi, giuochi, intrighi di poco peso, di corto tempo e d’esito gio- condissimo. Tale ha il suo fine architettonico la commedia. Ma la tragedia, per lo contrario, richiama l’animo rilassato e vagante, ond’ella ha fini di gran lunga diversi, ammendue dimostratici nella Poetica d’Aristotile, ov’egli la definisce, in ciò molto piu fortunata della commedia. L’uno è l’imitazione di qualche caso orribile e compassionevole, e questo è lo stru- mentale; e l’altro è la purgazione del terrore e della compas- sione, eh’è l’architettonico. La qual purga come si faccia, è molto necessario d’intendere, chi vuol toccar con mano quel che si cerca. So che questo passo è uno de’ piú difficili, che abbia tutta V Arte poetica d’Aristotile; e però intendo di trattarlo con gran modestia verso coloro che sono stati de’ primi uomini del tempo loro, i quali, per mio credere, piú tosto l’hanno adombrato che dichiarato. Tutto quello, che ’n ciò fa dubbio di non lieve importanza, pare a me che si riduca a duo punti. L’uno, per qual ragione voglia Aristotile che Tuoni si privi della compassione, che è cosa, come dice il Boccaccio, cotanto umana. E ’n veritá, che ’l terrore s’abbia a purgare, come af- fetto disordinato che corrompe la virtú della fortezza, ha molto del ragionevole o, per dir meglio, del necessario. Ma spogliarsi della pietá, chi può farlo senza spogliarsi d’umanitá? Per modo che la tragedia per questo solo meriterebbe d’essere, come fiero e scandaloso spettacolo, abborrita. L’altro punto è come può stare che le cose terribili purghino la paura, conciosiaco- saché non si vegga le materie colleriche essere atte a purgar la collera, ma si bene a farla maggiore, e cosi le flemmatiche e l’altre degli altri umori. E però, con le viste di cose orribili e spaventose, a chi è timido di natura, s’aggiugnerá piú tosto spavento. Quantunque dicano alcuni che anzi l’abituarsi nel veder cose orribili, come sangue, ferite e morti, rende l’animo