Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/276

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o qualunque operazion egli si faccia, persona pastorale sempre sará, si come Tesser capitano non isclude Tesser soldato. Or, se sia verisimile invenzione e cosa alla natura non repugnante il presupporre in fatti una condizione d’uomini tale, Aristotile in piú d’un luogo de’ suoi Libri politici nel dimostra, e nel primo, dov’egli, favellando delle maniere ond’altri naturalmente procaccia il vitto, la vita de’ pastori ci assegna prima di tutte, e nel sesto, trattando egli delle repubbliche popolari, a quella de’ pastori dopo Tagricoltura concede il luogo. Che questa medesima sia poi nobile e capacissima d’ogni grado, ne fan chiarissimo testimonio le storie: tra’ latini Marco Varrone dice cosi : «De antiquis inlustrissimus quisque postor erat, ut ostendii et Graeca et Latina lingua et veteres poètae, qui alios vocanl jtoWaQvog, alios JtoXvpfiXous, alios JioXu|3oÙTaq». Ma, passando a cose maggiori, que’ tanto grandi e celebrati patriarchi e profeti del popolo ebreo, si cari a Dio, che furon degni di vederne il sembiante e d’udirne il suon della voce, a’ quali la divina provvidenza e bontá concedette il dominio di Terrasanta e promise del seme loro la salute del mondo e la vocazion delle genti, Abraam, Isac e Giacob, non furono essi e di nome e di vita veri pastori? Né, perché fussero ab- bondantissimi di tutti i beni della fortuna e possedesser molto paese, altro nome che di «pastori» non ebber mai, né dagli egizi in altro modo furon chiamati, quando essi vi passarono e vi divennero si potenti. Ma che diremo di quel divino e si famoso legislatore, Mosé? Non pasceva egli le pecore, quando a si grande uffizio fu chiamato da Dio? Che diremo del re David, di cui Dio disse di aver trovato un uomo secondo il cor suo? Si gran guerriero, si gran profeta, si gran re, si gran savio, si gran poeta, non pasceva egli gli armenti, quando fu assunto al regno? Ma udiamo quello che dello stato e della di- gnitá pastorale altamente parla P’ilone, sapientissimo ebreo, nella vita del prencipe Gioseffo (né qui trattandosi di termini dottorali, mi curerò di recarlo nella sua lingua): «Coepit enim — dice egli — in hoc genere versori atinos na/us circi ter seplemdecim praefectus curandis gre gibus, quae disciplina cum civili convenit,