Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/28

Da Wikisource.
Mirtillo. Offesi me per non offender lei,

cortese Ergasto, e sarei muto ancora ;
ma la necessitá m’ha fatto ardito.
Odo una voce mormorar d’intorno,
che per l’orecchie mi ferisce il core,
de le vicine nozze d’Amarilli.
Ma chi ne parla, ogni altra cosa tace,
ed io piú innanzi ricercar non oso,
si per non dar altrui di me sospetto,
come per non trovar quel che pavento.
So ben, Ergasto, e non m’inganna Amore,
ch’a la mia bassa e povera fortuna
sperar non lice in alcun tempo mai
che ninfa si leggiadra e si gentile,
e di sangue e di spirto e di sembiante
veramente divina, a me sia sposa.
Ben conosco il tenor de la mia stella;
nacqui solo a le fiamme, e ’1 mio destino
d’arder mi feo, non di gioirne, degno.
Ma, poi ch’era ne’fati ch’io dovessi
amar la morte e non la vita mia,
vorrei morir almen, si che la morte
da lei, che n’è cagion, gradita fosse,
né si sdegnasse a l’ultimo sospiro
di mostrarmi i begli occhi e dirmi : — Muori !
Vorrei, prima che passi a far beato
de le sue nozze altrui, ch’ella m’udisse
almen sola una volta. Or, se tu m’ami
ed hai di me pietate, in ciò t’adopra,
cortesissimo Ergasto, in ciò m’aita.
Ergasto. Giusto desio d’amame e di chi muore
lieve mercé, ma faticosa impresa.
Misera lei, se risapesse il padre,
ch’ellg a prieghi furtivi avesse mai
inchinate l’orecchie, o pur ne fosse
al sacerdote suocero accusata!