Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/303

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faccia l’armonia. La quale finita, torni la machina al luogo suo e chiudasi la scena. Le muse vestite come si suole, e siano fan- ciulli piccioli, per occupare minor luogo che sia possibile, e basta che si vegga la faccia sola di verso gli spettatori piena di muse, percioché l’altra non importa, se ben l’altra non ce n’avrá. E però se ne potran mettere tanto meno nella parte visibile, accioc- ché si gravi meno la machina ed ella non riesca si grande. Quarto intramezzo. S’aprirá il cielo nella piú alta parte, e quivi appariranno quelle deitá, che furono dagli antichi nominati «pianeti», eccetto Saturno, in luogo del quale si ponga Pallade. A piè di quelli sia un vaso grande e ben fatto, nel quale ciascheduno delli detti iddíi mostri di porre alcuna cosa con la man destra. Il che fatto, sia cinto il vaso d’una nuvola, che scenda soavemente, e intanto si chiuda il cielo. Giunta a piè della scena, s’apra di subito e n’esca una donna di bellissimo aspetto e abito, e la nuvola torni al cielo, e nel medesimo tempo escano dalle solite vie della scena sei ninfe, le quali, cantando, la circondino e conducano dentro, dove la musica interiore sempre risponda e faccia un concerto di voci e di strumenti pienissimo. Gli iddíi vanno vestiti secondo il solito, e questo è noto ad ognuno. La donna con quell’abito che si vuole, purché sia bello e ricco: le ninfe anch’esse come si vòle, purché siano benissimo ornate. Vieni, gloria del Tebro, anzi del cielo, e di beltá celeste piena non pur la fronte e gli occhi e ’l petto, ma quel che copre la terrena veste, angelico intelletto; gradisci il nostro affetto, chè, ’nvece di Minerva e Citerea, sarai la nostra dea.