Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/31

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Ergasto. Ma, poi che dietro al cor perduto, ebbe anco

i sospiri perduti e le querele,
vólto, pregando, a la gran dea: —Se mai
— disse — con puro cor, Cintia, se mai
con innocente man fiamma t’accesi,
vendica tu la mia, sotto la fede
di bella ninfa e perfida tradita. —
Udí del fido amante e del suo caro
sacerdote Diana i prieghi e ’l pianto,
tal che, ne la pietá l’ira spirando,
fe’ lo sdegno piú fiero; ond’ella prese
l’arco possente e saettò nel seno
de la misera Arcadia non veduti
strali ed inevitabili di morte.
Perian senza pietá, senza soccorso
d’ogni sesso le genti e d’ogni etate;
vani erano i rimedi, il fuggir tardo;
inutil l’arte, e, prima che l’infermo,
spesso ne l’opra il medico cadea.
Restò solo una speme, in tanti mali,
del soccorso del cielo, e s’ebbe tosto
al piú vicino oracolo ricorso,
da cui venne risposta assai ben chiara,
ma sopramodo orribile e funesta:
«Che Cintia era sdegnata e che placarla
si sarebbe potuto, se Lucrina,
perfida ninfa, o vero altri per lei
di nostra gente, a la gran dea si fosse
per man d’Aminta in sacrificio offerta».
La qual, poi ch’ebbe indarno pianto e ’ndarno
dal suo nuovo amator soccorso atteso,
fu con pompa solenne al sacro altare
vittima lagrimevole condotta,
dove, a que’ piè che la seguirò in vano
giá tanto, ai piè de l’amator tradito
le tremanti ginocchia alfin piegando,