Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/68

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Certo mi son apposto. I’ son contento;

ma dammi con la preda il can tu prima.
DO R INDA. Mei prometti tu, Silvio?
Silvio. I* tei prometto.
Do R INDA. E me l’attenderai?
Silvio. Si, ti dich’io.
Non mi dar piú tormento.
Dorinda. Esci, Lupino!
Lupino! ancor non odi?
Lupino. Oh, se’noioso!
Chi chiama? Oh, vengo, vengo! Io non dormiv
no certo. Il can dormiva.
Dorinda. Ecco il tuo cane,
Silvio, che piú di te cortese, in queste...
Silvio. Oh, come son contento!
Dorinda. ... in queste braccia,
che tanto sprezzi tu, venne a posarsi...
Silvio. Oh dolcissimo mio fido Melampo!
Dorinda. ... cari avendo i miei baci e i miei sospiri.
Silvio. Baciar ti voglio mille volte e mille.
Ti se’ fatto alcun mal, forse, correndo?
Dorinda. Avventuroso can! perché non posso
cangiar teco mia sorte? A che son giunta,
che fin d’un can la gelosia m’accora?
Ma tu, Lupin, t’invia verso la caccia;
ché fra poco i’ ti seguo.
Lupino. Io vo, padrona.

SCENA TERZA

Silvio, Dorinda.

Silvio. Tu non hai alcun male. Al rimanente:

ov’è la damma che promessa m’hai?
Dorinda. La vuoi tu viva o morta?
Silvio. Io non t’intendo.
Com’esser viva può, se ’l can l’uccise?