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ATTO TERZO

SCENA PRIMA

Mirtillo.

O primavera, gioventú de l’anno,

bella madre di fiori,
d’erbe novelle e di novelli amori,
tu torni ben, ma teco
non tornano i sereni
e fortunati di de le mie gioie;
tu torni ben, tu torni,
ma teco altro non torna
che del perduto mio caro tesoro
la rimembranza misera e dolente.
Tu quella se’, tu quella
ch’eri pur dianzi si vezzosa e bella;
ma non son io giá quel ch’un tempo fui
si caro agli occhi altrui.
O dolcezze amarissime d’Amore,
quanto è piú duro perdervi, che mai
non v’aver o provate o possedute!
Come saria l’amar felice stato,
se ’l giá goduto ben non si perdesse;
o, quando egli si perde,
ogni memoria ancora
del dileguato ben si dileguasse!
Ma, se le mie speranze oggi non sono,
com’è l’usato lor, di fragil vetro,
G. B. Guarini. 6