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fanata, e il piccolo patrimonio fu riunito ai Ceppi. La profanazione di Santa Maria in Castello fu consigliata dal vescovo Scipione de’ Ricci e ordinata da Pietro Leopoldo; e sull’area ch’ella occupava sorsero due case, nelle quali rimane alcuna traccia d’antico: nella casa che guarda la piazzetta che serba il nome della chiesa, ed è posseduta da Angiolo Tonini, sacerdote e buon cultore delle lettere latine, si veggono tre Santi dipinti a fresco, che sembrano del secolo XIV.

§ 8. Tornando finalmente al Sigillo, è da osservare che porta l’agnello colla banderuola, stemma dell’Arte della Lana. Si crederebbe che quest’Arte, così fiorente anche nella terra di Prato, avesse diritto di patronato sulla chiesa di Santa Maria in Castello: ma nessun documento lo attesta. Può essere che il tempo ci scopra ciò che oggi ignoriamo. Il bronzo, ottimamente conservato, è da molti anni presso di me: ma dacchè in questi giorni si sta riordinando la ricca collezione de’ Sigilli nel Museo Nazionale, m’è piaciuto fargliene un dono.

5.

SIGILLO DELLE VILLE DEL CONTADO.

🕂 s dlla villa dl cotada di prato

§ 1. Quanto la leggenda è spropositata, tanto è grazioso il Sigillo, che dentro a un compasso in campo sparso di fiori ha sei monti disposti a piramide, da cui spunta il giglio Pratese. L’originale si conserva nel Museo della Confraternita d’Arezzo.

§ 2. La condizione in cui si trovavano i contadini del distretto di Prato fino a tutto il secolo XIV, che fra le guerre esterne e le interne discordie era scorso agitatis-