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94 il secolo che muore


— Ma la coscienza, signor Omobono; vorreste voi negare la coscienza?

— La coscienza è come il solletico; chi lo patisce e chi no; e poi, caro mio, ditemi in grazia, la mia coscienza è proprio sorella della vostra?

— Oh! no.

— Voi ridete? Ebbene, io v’incalzo e vi domando se la coscienza vostra si rassomigli giusto alla coscienza di Pio Nono, del conto Menabrea, di santa Caterina da Siena, del Bismark, e via discorrendo? Vi ha tale spagnuolo, il quale si farebbe mettere a fette piuttosto di cibare carne il venerdì, e ammazzerebbe un uomo per un lupino. Che cosa pensate voi che abbia a dire la coscienza a cotesti cari re di Viti Leven, i quali si mangiano i propri sudditi a desinare? O santa ingenuità di sacra corona alterata in Europa!1 La coscienza di un tempo diversifica dalla coscienza di un altro; la coscienza di un paese non è più quella del paese accanto, pensa se del paese lontano! Caro mio, chi sa quanti, e quanti secoli la nostra razza ha vissuto senza intendimento del bene e del male, ed anche adesso riuscirebbe difficile chiarire quanti uomini vivano

  1. Gli è vangelo schietto: il Macdonald, che visitò cotesta isola nel 1856, rinvenne che la M. S., allora felicemente regnante ne aveva mangiati 800; la quale statistica era stata tratta dalle pietre accumulate davanti la reggia, dove per contatore di ogni suddito mangiato l’augusta persona poneva una pietra.