Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
108 | il secolo che muore |
rato di ricevermi a qualunque ora, però ch’egli
abbia più bisogno di me ch’io di lui.... e poi lassù
mi temono.... tuttavolta anco volendo spesso non
si può! Marcello, manda per una vettura. Signor
Orazio, senza cerimonie, e voi altri tutti accomodatevi,
non vi disturbate per me.... non istate ad aspettarmi,
ch’io non vi so dire quando sarò sbrigato:
potrebbe anco darsi benissimo che piacesse al ministro
consultarmi sopra i provvedimenti finanziari,
che egli sta per proporre alle Camere, e allora ce
ne andremmo a giorno. Addio dunque; a rivederci
a domani.
E strepitoso e arrogante uscì seguito dalla sua figliuola Isabella, la quale gli mise addosso la cappa foderata di pelle, molto raccomandandogli ad aversi riguardo in cotosta rea stagione; a cui egli così verdemezzo rispose:
— Sta’ di buon animo, che a mantenermi vivo ci penso da me.
Lo zio Orazio in cotesta sera si dolse più che mai di gravezza di capo, e desiderò anco prima del solito ritirarsi nella sua camera, quantunque sembrasse non si potesse distaccare dai nepotini; li baciò più volte, e diresse ad ognuno avvertimenti i quali andavano giusto a colpire il difetto già sviluppatosi in essi: anco abbracciò e baciò la Isabella, cosa che costumava di rado, e le susurrò