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procedere un’altra volta più cauti prima di prendere queste gatte a pelare. A noi non piacque in— sistere perchè da voi si adempisse il debito assunto di dare fine colla vostra persona alla sfida, e da questo lato voi siete fuori di pericolo, ma a noi non istà salvarvi dal discredito che vi siete tirato addosso col sostenere le parti di soggetto sì indegno.

Ringraziarono, scusaronsi, e inchinandosi con tutte le curve immaginabili, cotesti secondi, che valevano il loro primo, uscirono di casa dove li attendeva la carrozza: invitati a salire da un servo, salirono, ne ebbero scorso gran tratto di cammino che scopersero da lontano il Faina in contrasto con la belletta; quanto più poterono si trassero indietro nascondendosi per non essere obbligati, almeno per convenienza, ad- accoglierlo in carrozza: egli però, che andava come cane arrabbiato privo di lume, non li scorse, e fu ventura, che altrimenti chi sa che razza di maledizioni avrebbe avventato contro di loro.

Quando Omobono e gli amici suoi tornarono in città non si ricambiarono una sola parola, molto più che videro il colonnello immerso in profonda meditazione, e per quanto pareva, ad argomentarne dai segni esterni, penosa: sul punto di separarsi però, sembrando ad Omobono poterlo fare senza indiscretozza, gli domandò se si sentisse indisposto; alla quale interrogazione il colonnello rispose:

— Di spirito, sì, imperciocchè io pensassi: se tu