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272 | il secolo che muore |
tando di tratto in tratto nel fiume cesti, assi e mannaie,
e si maravigliano di vederli drizzati su un’altra
volta come se fossero tornati a galla dal profondo
delle acque; in che voi altri differite dagli orsi, i
quali si arrovellano contro lo spiedo che li ferì,
senza pensare alla mano che lo vibrava? Non contro
gli arnesi del supplizio, bensì contro chi ordina
che s’innalzi, bisogna voltare l’obbrobrio e l’ira;
questi, non quelli, conviene sbalestrare quando capita.
Io di certo non mi condannerò al castigo di riportare la parlantina smollata nel sangue di cotesto acaro legale1; riferirò per sommi capi la sua orazione: pertanto egli parlò della ineffabile angoscia che gli travagliava l’anima per dovere mettere parole in tanto deplorabile negozio (come se non fosse stato dieci volte padrone di tirarsi giù dalla finestra prima di parlare!); pur troppo considerarsi, ed a ragione, i difensori della legge soldati; anzi per cui dirittamente guardi più dei soldati da compiangersi assai, imperciocchè questi riportino talora ferite nel corpo per ordinario sanabili, mentre i difensori della legge si sentono sempre trafitti nell’anima, così che nè per tempo, nè per mutare di
- ↑ Degli acari ve ne ha di più maniere, acaro ricino, acaro reduvio, ed è animale che si attacca al bestiame; tiene il capo tuffato nel sangue e, non emettendo escrementi, per pletora muore. Plinio, Hist., 1. II, c. 40.