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288 | il secolo che muore |
dibattimenti dello spasimo, fra le smanie del dolore,
in mezzo al deliquio, non vi par egli più ragionevole
supporre che la mano cercando qualche
oggetto per aggrapparvisi siasi crispata intorno al
collo del pargolo? Ci è forse bisogno della forza di
un atleta affinchè simile infortunio succeda? Così
debole cosa è l’umano alito nel suo nascimento
che anco l’aura di primavera basta per ispengerlo.
Se taluno è reo qui, non è la donna. Anco nei piati
civili chi intenta un’azione deve provarla; tanto
più nei criminali, dove l’oggetto della lite è una
testa, e il pubblico ministero malignò di molto, ma
non ha provato nulla. Io non vi chiedo la condanna
del prete accusato, quantunque le prove, il discorso
della mente tutto me lo chiarisca seduttore,
omicida, traditore dell’amicizia, profanatore della
ospitalità, ipocrita spietato....
Come quando un gruppo di venti si scatena sui campi della messe cresciuta, le spighe del grano si dimenano di qua e di là, e pare che sentano dolore, così si agitavano i capi degli uditori, e di nuovo proruppe la voce:
— Calunnia!....
— Calunnia!.... Ebbene, quando a me non soccorresse altra prova della reità del prete indegnissimo, mi basterebbe questa. Sapete voi in che fasce fu trovato avvolto il morticino? Ve lo dirò io: nei fogli dei giornali l’Armonia e la Civiltà Cattolica: