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296 | il secolo che muore |
pena ai termini dell’articelo 531 del Codice penale.
— E che porta questo articolo? — domandavano così per curiosità l’uno all’altro gli astanti, ed anco i giurati.
— Ma! — rispose uno, tirando su una presa di tabacco — semplicemente la morte.
— La morte! — I giurati saltarono su come i diavoli di Germania scattano fuori dalle scatole, e si misero paura scambievolmente: parecchi di loro per quel dì non pranzarono; due, il giorno di poi ebbero a purgarsi; in altro modo non sapevano piangere. Le fanciulle infeste a Felicina si dispersero a mo’ di colombe pel sopravvenire del falco; e tanto più volentieri mi valgo di questa comparazione, in quanto che ho avuto luogo di osservare come gli uccelli cari a Venere, non sieno punto, secondo la opinione universale, miti, al contrario rissanti spesso fra loro a colpi di becco, ovvero di ale a mo’ che le femmine dispettose costumano co’ gomiti.
Ai consiglieri della Corte non fece caldo nè freddo; nell’animo loro la sentenza, come la nebbia, lasciò il tempo che aveva trovato: di cotesta maniera arrosti tutti i giorni ne cuocono; all’odore dello strinato ci sono avvezzi.
Chi trionfò davvero fa il procuratore del re; quando tornò a casa pareva Ezio reduce dai gelidi